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Diario di viaggio 2022

23 - 24 gennaio

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Enjoy Guadalupa 23-24 gennaio 2022
Pain de Sucre - Terre-de-Haut

Pain de Sucre

Ansa du Curè - Terre-de-Haut

Anse du Cùre

Spiaggia Pompierre - Terre-de-Haut

Spiaggia Pompierre

23  gennaio 2022

Les Saintes, pittoresca 

Terre-de-Haute

 

L’esperienza di viaggio all'arcipelago della Guadalupa mi ha permesso di conoscere un mondo autentico, esotico e meraviglioso, dove scenari naturali incantevoli hanno reso indimenticabile questa avventura di viaggiatore in solitaria.

Dopo aver scoperto le bellezze esotiche di Grande-Terre, quelle lussureggianti di Basse-Terre, quelle dagli scenari contrastanti della Désirade, e quelle dal carattere autentico di Marie-Galante, l’esperienza vissuta a Les Saintes ha sprigionato dentro di me nuove emozioni, e ciò grazie agli scenari multicolori dei paesaggi che ho potuto scoprire a Terre-de-Haut, principale isola abitata dell’arcipelago.

Questa piccola gemma immersa nelle splendide acque dei Caraibi, con le sue abitazioni colorate dai tetti rossi, incastonate all’interno di baie incantevoli e lussureggianti, restituiscono un paesaggio paragonabile a un pittoresco e autentico quadro naif.

Ma Terre-de-Haut non è la sola isoletta di questo arcipelago.

Nei suoi quattordici chilometri quadrati di estensione, Les Saintes ospita altre otto piccole isole: Terre-de-Bas, anch’essa abitata, l’isolotto Cabrit, Grand-Îlet, Coche, Augustins, Redonde, Pâté e Roches percée.

Il mio viaggio su questo arcipelago alla scoperta delle principali attrazioni naturali e storiche ha avuto inizio di buon’ora dal porto di Pointe-à-Pitre su Grande-Terre, e si è protratto per un paio di giorni.

Due le tappe in programma: la prima su Terre-de-Haut, l’isola più abitata e più bella, l’altra, a Terre-de-Bas, meno ricettiva sotto il profilo turistico, ma comunque sempre interessante da visitare, in quanto sede di scorci meravigliosi bagnati da specchi d’acqua molto invitanti e del Podere Fidelin, il diciottesimo e ultimo sito della “Slave Route”.

Dopo un’ora di traghetto sono sbarcato sul molo del folcloristico borgo le Bourg, posto frontalmente all’accogliente piazzetta del centro abitato, luogo, quest’ultimo, caratterizzato dalla presenza di alcune attività commerciali, dall’ufficio turistico, dalle due principali strade che collegano le estremità dell’isola, e dal monumento che commemora l’unità nazionale francese, proclamata, come è noto, il 14 luglio 1790.

Dopo aver messo a punto l’itinerario da seguire ed essermi sistemato in un tipico alloggio caraibico in legno dai colori bianco e giallo, le escursioni del giorno sono iniziate dal forte Napoleon, posto sulla sommità della collina Mire.

Dopo aver percorso poche centinaia di metri all’interno del piccolo centro abitato, ho percorso la ripida e tortuosa strada che porta al forte, sino a raggiungere un bellissimo punto di osservazione dal quale si poteva ammirare un panorama meraviglioso.

La prima cosa che mi ha colpito è stata la bellezza della sottostante baia, considerata, peraltro, tra le più belle del mondo.

Era illuminata, poi, da uno sole splendido che aveva il potere di far brillare l’azzurro mare, metteva in risalto il verde lussureggiante delle adiacenti colline, ed esaltava i colori sgargianti delle piccole abitazioni dai tetti rossi.

Da quella postazione, oltre alla baia Bourg è stato possibile godere della vista dell’isola della Dominica, di Basse-Terre e Grande-Terre.

In sintesi, un paesaggio mozzafiato di impareggiabile bellezza.

Dopo aver realizzato un bel servizio fotografico e video, mi sono portato in direzione del forte, la cui costruzione risale al periodo 1844-1867, sede di un giardino botanico e di un museo che racconta la storia di Les Saintes.

Con questa visita, si sarebbero quasi completati, al meglio di ogni preventiva aspettativa, i tour sui principali siti d’interesse storico della Guadalupa, se non fosse che al mio arrivo sul portone d’ingresso ho trovato il cartello “chiuso”, non accessibile per le note limitazioni imposte dalle misure restrittive anti COVID-19.

Grande delusione chiaramente.

Mi sono quindi limitato ad ammirare le imponenti e massicce mura esterne e l’ingresso, e a riprendere il cammino per le successive tappe previste dal programma giornaliero.

Scendendo dalla tortuosa strada non ho potuto fare a meno che ammirare la suggestiva baia Marigot. 

Posta all’interno di una insenatura, le cui acque verde smeraldo si fondono con il verde della fitta vegetazione che copre le alte scogliere, il luogo ospita un porticciolo di pescatori e un villaggio circondato da lussureggianti colline, tipiche di questa isola.

Adiacente alla baia Marigot, altre due colline abbracciano invece una delle più famose spiagge di Terre-de-Haut, la spiaggia Pompierre.

Questo lido si estende per oltre 300 metri, ospita una grande area attrezzata, coperta da alte palme di cocco, sabbia chiarissima e un mare azzurro.

In sintesi, un bel luogo dove è possibile trascorrere momenti di relax da soli o con la famiglia.

Ne ho approfittato per gironzolare qua e là, quindi soddisfatto, ho preso la direzione sud dell’isola per raggiungere un altro sito molto caratteristico di Terre-de-Haut, meta di tanti turisti: la spiaggia Pain de Sucre.

Lungo il tragitto ho incrociato la pittoresca chiesa dedicata alla Madonna dell’Assunzione, colma di fedeli intenti ad ascoltare la Santa Messa domenicale, con alla sua sinistra il monumento dedicato al 350º anniversario della fondazione di Terre-Haut (1648-1998), e, poco più là, il variopinto palazzo del Comune circondato da palme di cocco e siepi, al cui ingresso, oltre a ospitare il vessillo francese, accoglie due cannoni d’epoca.

Un bel colpo d’occhio per i tanti turisti che si fermavano ad ammirarlo dall’antistante giardino.

Continuando per il pittoresco corso, posto nel quartiere di Mouillage, fiancheggiato su entrambi i lati da piccole attività commerciali e residenze private, tra asperità altimetriche che raggiungevano anche il 12%, finalmente ho raggiunto Pian de Sucre.

Ho percorso un sentierino sconnesso di qualche decina di metri coperto da una folta vegetazione, alla cui destra erano presenti dei ristorantini, e ho raggiunto questo tanto decantato lido.

La spiaggia Pian de Sucre è denominata così perché alla sua destra c’è un rilevo di una trentina di metri a forma conica coperto da una folta vegetazione che protegge lateralmente questa piccola laguna dalle acque verde smeraldo e dai rinomati fondali, ideali per lo snorkeling.

La spiaggia si caratterizza, altresì, per la presenza di una sottile lingua di sabbia chiarissima ombreggiata da un fitto palmento radicato in un’adiacente area privata, sotto il quale molti turisti si riparavano dal cocente sole di mezzogiorno.

Cosa dire?

Un posto veramente bello, ma molto frequentato e, visto che di questi tempi il distanziamento è diventato una regola per una sicura convivenza, considerando l’alta percentuale di bagnanti che in quel frangente popolavano il luogo, ho deciso di godermela da degli scogli posti all’uscita del sentierino d’accesso alla spiaggia.

Qualche minuto di contemplazione, quindi ho ripreso il cammino in direzione delle successive spiagge, iniziando da Grande-Anse.

Grande-Anse è un lido lungo circa un chilometro dove è possibile fare delle romantiche passeggiate.

Affacciato sull’oceano Atlantico, la nitidezza dell’orizzonte mi ha consentito di ammirare in lontananza l’isola di Marie-Galante e quella della Dominica.

Da alcune fonti prese in fase di pianificazione dell’escursione ho scoperto che a Grande-Anse le forti correnti del mare non consentono però di fare il bagno, quindi, forte di questa importante prescrizione, ne ho approfittato per farmi una passeggiata in solitaria, ammirando il pittoresco paesaggio circostante e, al contempo, studiare sulla cartina topografica gli itinerari per raggiungere l’ansa Crawen e quella di Figuier.

L’ansa Crawen è una graziosa spiaggia di circa duecento metri, molto selvaggia, abitata da una colonia di polli e galline variopinte che girano tranquillamente sotto la piccola pineta speranzosi di ricevere qualcosa da mangiare dai pochi turisti intenti a consumare il pranzo.

La spiaggia, posta frontalmente all’isoletta di Grand Ilet, con l’enorme scoglio de La Coche a destra e quello de La Redonde sulla sinistra, non mi ha particolarmente colpito.

Dopo aver scattato qualche foto ricordo, mi sono diretto all’ansa di Figuier e chiudere la giornata, visto che un allenamentino di nuoto mi attendeva all’interno della splendida ansa di Curè, piccola insenatura adiacente al centro cittadino, dalle acque celesti e trasparenti, molto simili a quelle di una piscina.

L’ansa Figuier si è mostrata anch’essa una spiaggia molto tranquilla, deserta, con sabbia chiara e le pittoresche palme di cocco che danno al luogo un inconfondibile aspetto tropicale.

Dopo aver scambiato qualche parola con alcuni turisti distesi sul bagno asciuga, mi sono quindi diretto presso la citata ansa per sostenere il mio allenamento di nuoto e chiudere la giornata.

Podere Fidelin - Terre-de-Bas

Podere Fidelin

Salakos - Terre-de-Bas

Salakos

Spiaggia Terre-de-Bas

Spiaggia

24  gennaio 2022

Les Saintes, pittoresca 

Terre-de-Bas

Sveglia di buon’ora. Un’altra entusiasmante giornata mi attendeva.

Al termine di una tonificante corsetta tra i saliscendi dell’isola, alle 8:00 sono rientrato a casa per preparare l’occorrente necessario per affrontare al meglio l’escursione a Terre-de-Bas.

Nei minuti d’attesa dell’imbarco ne ho approfittato per fare una seconda bella colazione con il tipico dolce locale, il “Tourments d’amour” ‒ dolce ripieno al cocco, veramente delizioso ‒ e ripassare l’itinerario predisposto giorni prima della mia partenza per la Guadalupa.

Alle 9:15 ho preso il largo e in appena quindi minuti sono sbarcato su Terre-de-Bas per raggiungere il podere “Fidelin”, un’antica fabbrica di ceramica dei secoli XVIII e XIX, posto a ridosso della grande Baia.

Ed è proprio da qui che ha avuto inizio il mio tour, da questi importanti resti risalenti a oltre tre secoli fa, un tempo motore economico dell’isola grazie alla manodopera di centinaia di schiavi neri.

Il podere Fidelin, conosciuto anche come “fabbrica di Grand Baie”, fu fondato nel 1760 da Jean-Pierre Fidelin, e classificato monumento storico nel 1997.

Oggi, sono ancora visibili molte vestigie, tra cui due fornaci ben conservate, un’officina, diverse cisterne, un edificio circolare per la preparazione della terra, nonché altre costruzioni che fanno di questo luogo una grande attrazione turistica, sulla quale nel 1837 contava la presenza di 130 schiavi, impiegati come vasai, trasportatori, taglialegna, alimentatori della fornace ecc.

Alla fine del XVIII secolo, l’attività della ceramica era principalmente focalizzata sulla fabbricazione di vasellame (alcuni delle quali misuravano più di 50 cm).

Negli anni successivi, il podere ha diversificato la propria produzione, orientandola verso la fabbricazione di pentole, vasellame vario, mattoni e tegole.

La sua posizione privilegiata sul mare facilitava il carico delle barche per le consegne in terraferma.

Fu durante la seconda metà del XIX secolo, dopo l’abolizione della schiavitù, che l’attività del sito si ridusse, per poi repentinamente cessare.

Terminata la visita, veramente molto interessante, in quanto mi ha permesso di conoscere quasi tutti i diciotto siti della “Slave Route”, ho percorso la strada che costeggia il versante sud dell’isola, portandomi al villaggio di Petit-Anse per visitare la piccola fabbrica dei Salakos, tipici cappelli dei pescatori del posto, realizzati in fibre vegetali di bambù, coperti, nella parte superiore, da del tessuto bianco e in quella inferiore da tessuto blu.

A questi siti non ho concesso molto tempo, mi sono limitato infatti a dargli uno sguardo veloce, per poi proseguire nel mio cammino in direzione Anse a Dos, dal quale mi sono goduto la maestosità del mar dei Caraibi, consumando il pasto giornaliero.

L’escursione è quindi proseguita percorrendo il sentiero che fiancheggia due colline dell’isola: Morne Abymes (mt. 283) e Morne Sec (mt.285), per scoprire la lussureggiante flora e raggiungere la meravigliosa spiaggia di Grande-Anse, dove mi sono concesso un refrigerante bagno.

La giornata si è quindi chiusa con il rientro a Terre-de-Haut, per imbarcarmi sul traghetto che mi ha condotto a Saint-François, su Grande-Terre, cittadina che il giorno dopo avrei raggiunto a bordo di un elegante catamarano le due isole naturali di Petite Terre.

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