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Diario di viaggio 2022

19 gennaio

Video

Vulcano Soufrière
Bacino Jaunes

Bains Jaunes

Vulcano Soufrière

La Grande Faille

Abitazione Beausoleil

Piantagione Beausoleil

19  gennaio 2022

Alla conquista della "Vecchia Signora"

 

Il viaggio alla Guadalupa mi ha regalato una esperienza che porterò gelosamente dentro di me per sempre.

Un’esperienza figlia dello spirito d’avventura che sento di possedere, che unito a una buona preparazione fisica e tanta determinazione, mi ha dato il giusto slancio per affrontare in condizioni meteo avverse una delle escursioni più significative del mio viaggio.

L’esperienza odierna si chiama Soufrière, vulcano attivo situato nel cuore del parco nazionale della Guadalupa, denominato dai locali “la vecchia signora”.

Con i suoi 1467 metri di altezza rappresenta uno dei siti naturali più caratteristici dell’intero arcipelago delle Piccole Antille francesi.

Accompagnato da una pioggia a tratti insistente, da un vento che nella parte terminale dell’ascesa non mi consentiva di stare in piedi e da una nebbia fastidiosa che purtroppo ha rovinato la bellezza paesaggistica del posto, la sfida con la “Vecchia Signora” è iniziata alle ore 10:00 per concludersi felicemente quasi due ore mezzo dopo.

Ma andiamo per ordine.

Alle ore 05:00 locali, le 10:00 in Italia, ero già in piedi per organizzare tutto l’occorrente.

Con zainetto in spalla ‒completo di tutto l’occorrente per far fronte alle probabili condizioni meteo avverse che avrei potuto incontrare in prossimità della cima, vestiario di ricambio e le immancabili scorte viveri ‒ ero pronto per avviare la mia Twingo e dirigermi a Saint-Claude, piccolo centro alle porte di Basse-Terre.  

In tutto, circa sessanta chilometri per un’ora e venti minuti di viaggio lungo la tortuosa N2, la statale che costeggia il versante ovest di Basse-Terre, strada peraltro percorsa più volte nei giorni precedenti in occasione di altre escursioni.

Giunto sul posto, ho notato che il parcheggio era colmo di auto, quindi, mi sono accodato alle tante altre parcheggiate lungo la strada.

Mi sono avviato in prossimità del primo sentiero, alla cui sinistra è posta la Bains Jaunes, una vasca di una quindicina di metri per tre, colma d’acqua a circa ventotto gradi di temperatura.

Una Spa nel bel mezzo di una foresta che invita all’estasi più assoluta.

Mi sono soffermato per vederla finalmente da vicino e per godere delle sue proprietà a termine escursione.

A seconda degli itinerari che si vogliono intraprendere (tre possibilità), la mia ascesa alla cima è avvenuta in circa un’ora (data dalla cartellonistica per un’ora e quindici minuti).

Partendo da Bains Jaunes ho intrapreso il Trace du Pas du-du Roi, un sentiero magicamente avvolto da una vegetazione lussureggiante formata da alberi giganteschi, liane e felci arboree, ma anche abbastanza sconnesso.

Dopo circa quindici minuti sono arrivato al pianoro di La Savane à Mulets, area posta a 1140 metri di altitudine, per inforcare il famoso cammino “Des Dames”, sentiero della larghezza di circa un metro ricavato lungo il pendio del vulcano.

Anch’esso si presentava di difficile percorrenza visto le numerose pietre, per fortuna porose, poste sul terreno.

Qui l’ambiente cambia drasticamente, la foresta rigogliosa si riduce a vista d’occhio, mettendo in primo piano i muschi e i licheni che avvolgono le pareti del vulcano.

La scarpinata di circa quarantacinque minuti mi ha consentito di ammirare, per quanto possibile, la famosa frana di Faujas, creatasi a seguito di un’eruzione nel 1798, e poco prima della sommità, la grande faglia dalle variopinte pareti rocciose tappezzate da splendidi tappeti di muschi e licheni dalle sfumature rosso e arancio.

In sintesi, un meraviglioso quadro naif.

Giunto in cima, per un attimo mi è sembrato di stare al polo nord. Raffiche di vento e tanta nebbia avvolgevano completamente l’intera area sulla quale svettava un cartello giallo che indicava i 1467 di altezza, quindi la fine della corsa.

A quel punto il ritorno alla base.

Il rientro mi ha comportato notevoli difficoltà, non solo per le asperità delle rocce, ma soprattutto per la presenza sul terreno di pozzanghere d’acqua e fango, che rendevano il sentierino molto scivoloso.

Dopo circa un’ora e trenta minuti finalmente sono arrivato al bacino Juanes e mi sono concesso una sosta ristoratrice nelle sue calde acque sulfuree.

Soddisfatto dell’escursione, mi sono quindi diretto sul secondo sito in programma: l’abitazione Beausoleil, sito d’interesse storico inserito tra i diciotto della “Slave Route”.

Sebbene le origini di questa piantagione di circa 120 ettari non siano completamente conosciute, si ritiene che la piantagione Beausoleil sia stata di proprietà della famiglia De Montéran almeno dall’ultimo quarto del XVII secolo sino alla fine del XIX secolo.

Nel 1755 fu ereditata da Antoine Le Pelletier attraverso il suo padrino, Monsieur Bourdaise de Montéran.

Nel 1835 la piantagione era dedita alla produzione dello zucchero e del rum; i 147 schiavi che ci lavoravano erano ospitati in cinquantasei abitazioni dalle fondazioni solide, con pareti formate da assi di legno e tetti di paglia.

​Quando nel 1848 la schiavitù fu abolita, i 163 schiavi presenti a Beausoleil scelsero di rimanerci per continuare a svolgere il proprio lavoro.

Nel 1850 ne rimasero solo cinquantacinque al servizio dell’ereditiera, Madame Le Pelletier de Montéran, la quale, dopo aver fondato un’azienda, fornì loro alloggi e salari nella misura di un terzo della produzione di zucchero.

Con la visita a questa struttura storica, la mia esperienza su Basse-Terre è giunta al capolinea. Con un certo rammarico, ho ripreso l’auto per Deshaies.

Il rientro all’alloggio in anticipo rispetto agli orari di rientro delle precedenti giornate mi ha consentito di prendermi tutto il tempo necessario per organizzare al meglio il trasferimento dell’indomani su di un’isola, autentica e rurale, dal nome Marie-Galante, un’isola anch’essa ricca di storia, ma anche di bellezze naturali.

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